giovedì 22 maggio 2008

E due passi indietro. Ed ora?

Nella seduta del 21 maggio a porte chiuse la II^ Commissione Consiliare Permanente (Territorio) ha espresso parere favorevole alla proposta del settore Ambiente, avallata dalla Giunta Comunale, di mutamento di destinazione di ulteriori terre civiche di Pescomaggiore e di Paganica per lo sviluppo di un’impresa privata.

Nonostante le osservazioni, gli avvisi e le istanze del Comitato per la Rinascita di Pescomaggiore volti ad ottenere la sospensione del procedimento e la revoca della precedente deliberazione n. 41/07, almeno fino ad una compiuta e condivisa valutazione dei costi e dei benefici per la collettività proprietaria, è stata assunta una “non decisione” sostanzialmente confermativa di scelte assolutamente immotivate ed a dire poco deleterie per la comunità d’incolato.

Malgrado il Difensore Civico, solo il 13 maggio il Comitato ha avuto accesso ad una parte degli atti richiesti ed è in attesa di poter visionare compiutamente la voluminosa documentazione.

Già il valore del materiale estratto e la perdita dei valori immobiliari superano i 9 milioni di euro, un danno prodottosi nell’ultimo quinquennio; ben più difficile misurare gli ulteriori pregiudizi (acqua, rumori, polveri, salute, fauna, non uso, opportunità alternative) arrecati agli abitanti presenti e futuri di Pescomaggiore.Chi, tra avvicendarsi di dirigenti ed inadeguatezze organizzative della macchina comunale, risarcirà dei danni subiti e di quelli futuri?

Ai sensi dell’art. 6 L.R. 25/88 ora è il Consiglio Comunale a doversi pronunciare con il proprio “definitivo avviso” a nome del Comune, per legge in sostituzione della comunità di incolato non costituitasi in amministrazione separata e nel suo esclusivo interesse, ma anche portatore di interessi pubblici alla conservazione del demanio universale frazionale quale bene ambientale.

Poi questa intenzione verrà vagliata ed autorizzata dalla Regione Abruzzo a maggior tutela della collettività proprietaria; quindi spetterà al Comune stipulare la concessione, sempre per conto della collettività proprietaria, infatti destinataria dei proventi.

È ben evidente che il Consiglio Comunale non potrebbe legittimamente assumere una tale decisione nella manifesta e motivata opposizione di un significativo numero di aventi diritto ed interesse.

È stato chiesto il tempo per conoscere, dibattere e decidere democraticamente, com’è diritto. Negarlo significa usurparlo.

Significa imporre la strada dei contenziosi senza esperire le potenzialità del dialogo.

Proprio il contrario di quanto predicato in campagna elettorale dall’attuale maggioranza.

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